LA LETTURA AD ALTA VOCE: i punti di vista di una ricercatrice e di una logopedista
Parma, 8 marzo 2016
Susanna ed Elena, oggi 8 marzo 2016 a Parma, sono virtualmente nel salotto di Marilena, loro comune e carissima amica, che dopo 28 anni le ha fatte rincontrare. Avevano frequentato le scuole medie nella stessa classe, giocato nella stessa squadra di pallavolo, condiviso pomeriggi, giochi e vacanze. Marilena non pensava che il destino e gli interessi professionali comuni, a trent'anni di distanza, avrebbe fatto riavvicinare le sue amiche che fino a quel momento ignoravano il percorso formativo e le sperimentazioni che ciascuna aveva condotto attraverso occasioni dirette ed indirette di lettura ai bambini della scuola dell'infanzia.
Negli ultimi anni si sono occupate entrambe di lettura ai bambini con lenti differenti ma convergenti.
Susanna è bibliotecaria e in occasione del suo dottorato presso l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia si é occupata della lettura ad alta voce rivolta ai bambini prescolari nei contesti familiari e scolastici. In particolare ha studiato e sperimentato nelle scuole dell'infanzia l'attività di lettura e le ricadute sulla literacy. Conduce attualmente laboratori per studenti universitari e aggiornamenti per gli adulti sul tema della lettura ad alta voce. Susanna dalle sue ricerche e dai suoi studi ha capito che a seconda della tipologia dei testi che vengono proposti ai bambini, la modalità e gli stili di lettura da parte dell'adulto variano. Sono differenti anche i processi di comunicazione che essi generano e che determinano un differente livello linguistico cognitivo degli scambi e delle interazioni. Gli scambi e le interazioni che intercorrono durante la lettura con i bambini hanno ricadute differenti sul percorso di apprendimento in particolare sulla literacy, che è un processo molto più complesso della semplice alfabetizzazione. Ne parla in modo approfondito in “Bella becca", Libri per l'infanzia e modi di leggere degli adulti, Susanna DEL CARLO, ed. Junior 2012.
Elena ha ideato laboratori linguistici rivolti ai bambini della scuola dell’infanzia che originano dalla lettura di racconti e fiabe. Ritiene che ogni occasione di lettura ai bambini sia un’esperienza importantissima, ma ciò che l’appassiona è la lettura di storie con altissimo contenuto fonologico, calibrato per qualità e quantità e formato non solo da rime e ritornelli presenti in moltissimi libri per bambini. È convinta che per i bambini ascoltare fiabe con queste caratteristiche sia un utilissimo “bagno sonoro” che offre opportunità uniche di confronto tra le parole e induce i bambini e gli adulti a giocare con le parole o parti di esse, così come fa l’autore. Ciò favorisce lo sviluppo delle competenze metafonologiche indispensabili all’apprendimento della lettura e della scrittura. Elena scrive testi per i bambini selezionando coppie di parole buffe e anche quelle che vengono chiamate "non- parole", senza il timore di essere fraintesa; ossia propone anche termini senza significato, formati secondo le precise regole fonotattiche della lingua italiana (termini spesso usati per indagare il linguaggio nei test clinici diagnostici), non è un caso che Elena IIRITANO sia logopedista (una delle sue fiabe è in FIABA-Training fonologico e metafoologico Attività con le coppie minime - Ed. Erickson, 2013; altri racconti... a breve!)
Marilena tra tutte le meravigliose attività che svolge e che però non riguardano strettamente “il ruolo della lettura ai bambini”, aiuta Elena nella correzione delle bozze delle sue fiabe, perché, come sempre, lei è acuta, precisa, ordinata ed infaticabile.
Dopo tanti anni non è la sola amicizia, né la tavola o il salotto, che lega Marilena, Susanna ed Elena, ma l’amore per la lettura e i giochi di parole che Susanna ed Elena propongono, entrambe, nei loro libri: "Bella becca", "palla parla", "T’amo mia Timi, diceva Camo" e che costituiscono un fondamentale apprendimento linguistico e cognitivo di cui hanno comune consapevolezza e convinzione.
Grazie Mary!
Susanna ed Elena, oggi 8 marzo 2016 a Parma, sono virtualmente nel salotto di Marilena, loro comune e carissima amica, che dopo 28 anni le ha fatte rincontrare. Avevano frequentato le scuole medie nella stessa classe, giocato nella stessa squadra di pallavolo, condiviso pomeriggi, giochi e vacanze. Marilena non pensava che il destino e gli interessi professionali comuni, a trent'anni di distanza, avrebbe fatto riavvicinare le sue amiche che fino a quel momento ignoravano il percorso formativo e le sperimentazioni che ciascuna aveva condotto attraverso occasioni dirette ed indirette di lettura ai bambini della scuola dell'infanzia.
Negli ultimi anni si sono occupate entrambe di lettura ai bambini con lenti differenti ma convergenti.
Susanna è bibliotecaria e in occasione del suo dottorato presso l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia si é occupata della lettura ad alta voce rivolta ai bambini prescolari nei contesti familiari e scolastici. In particolare ha studiato e sperimentato nelle scuole dell'infanzia l'attività di lettura e le ricadute sulla literacy. Conduce attualmente laboratori per studenti universitari e aggiornamenti per gli adulti sul tema della lettura ad alta voce. Susanna dalle sue ricerche e dai suoi studi ha capito che a seconda della tipologia dei testi che vengono proposti ai bambini, la modalità e gli stili di lettura da parte dell'adulto variano. Sono differenti anche i processi di comunicazione che essi generano e che determinano un differente livello linguistico cognitivo degli scambi e delle interazioni. Gli scambi e le interazioni che intercorrono durante la lettura con i bambini hanno ricadute differenti sul percorso di apprendimento in particolare sulla literacy, che è un processo molto più complesso della semplice alfabetizzazione. Ne parla in modo approfondito in “Bella becca", Libri per l'infanzia e modi di leggere degli adulti, Susanna DEL CARLO, ed. Junior 2012.
Elena ha ideato laboratori linguistici rivolti ai bambini della scuola dell’infanzia che originano dalla lettura di racconti e fiabe. Ritiene che ogni occasione di lettura ai bambini sia un’esperienza importantissima, ma ciò che l’appassiona è la lettura di storie con altissimo contenuto fonologico, calibrato per qualità e quantità e formato non solo da rime e ritornelli presenti in moltissimi libri per bambini. È convinta che per i bambini ascoltare fiabe con queste caratteristiche sia un utilissimo “bagno sonoro” che offre opportunità uniche di confronto tra le parole e induce i bambini e gli adulti a giocare con le parole o parti di esse, così come fa l’autore. Ciò favorisce lo sviluppo delle competenze metafonologiche indispensabili all’apprendimento della lettura e della scrittura. Elena scrive testi per i bambini selezionando coppie di parole buffe e anche quelle che vengono chiamate "non- parole", senza il timore di essere fraintesa; ossia propone anche termini senza significato, formati secondo le precise regole fonotattiche della lingua italiana (termini spesso usati per indagare il linguaggio nei test clinici diagnostici), non è un caso che Elena IIRITANO sia logopedista (una delle sue fiabe è in FIABA-Training fonologico e metafoologico Attività con le coppie minime - Ed. Erickson, 2013; altri racconti... a breve!)
Marilena tra tutte le meravigliose attività che svolge e che però non riguardano strettamente “il ruolo della lettura ai bambini”, aiuta Elena nella correzione delle bozze delle sue fiabe, perché, come sempre, lei è acuta, precisa, ordinata ed infaticabile.
Dopo tanti anni non è la sola amicizia, né la tavola o il salotto, che lega Marilena, Susanna ed Elena, ma l’amore per la lettura e i giochi di parole che Susanna ed Elena propongono, entrambe, nei loro libri: "Bella becca", "palla parla", "T’amo mia Timi, diceva Camo" e che costituiscono un fondamentale apprendimento linguistico e cognitivo di cui hanno comune consapevolezza e convinzione.
Grazie Mary!
FIABA – TRAINING FONOLOGICO E METAFONOLOGICO
Attività sulle coppie minime, edito dalla ERICKSON di Trento.
Riflessioni tratte dal libro a pag.18
"Si può quindi davvero parlare di prevenzione in età prescolare di dislessia
e DSA in genere? Forse. In termini di principio, prevedere la comparsa di un
disturbo dislessico, che dà le sue manifestazioni solo dopo l’esposizione alla
lingua scritta, non è possibile. Molti studiosi affermano che il deficit fonologico è
statisticamente presente all’epoca della prima diagnosi nei bambini con dislessia
in età scolare ed è quindi ipotizzabile la sua presenza già in epoca prescolare.
Si può parlare di possibile «individuazione precoce», quindi in età prescolare,
di prestazioni inadeguate a livello fonologico e metafonologico all’interno di un
gruppo omogeneo di età? La risposta a questa domanda è affermativa. Potersi
accorgere delle disomogeneità di comportamento di alcuni bambini inseriti in un
gruppo può permettere, in un’epoca veramente precoce, di indagare e monitorare
i segnali raccolti per capirne la causa: competenze linguistiche e fonologiche
adeguate? Capacità attentive da indagare? Sufficiente disponibilità all’ascolto
e all’apprendimento? Modalità comportamentali adeguate? Altro? L’evidenza
di una possibile difficoltà darà l’opportunità agli insegnanti di proporre attività
fonologiche a tutti i bambini e, in particolare, a coloro che mostreranno di averne
più bisogno."
"Si può quindi davvero parlare di prevenzione in età prescolare di dislessia
e DSA in genere? Forse. In termini di principio, prevedere la comparsa di un
disturbo dislessico, che dà le sue manifestazioni solo dopo l’esposizione alla
lingua scritta, non è possibile. Molti studiosi affermano che il deficit fonologico è
statisticamente presente all’epoca della prima diagnosi nei bambini con dislessia
in età scolare ed è quindi ipotizzabile la sua presenza già in epoca prescolare.
Si può parlare di possibile «individuazione precoce», quindi in età prescolare,
di prestazioni inadeguate a livello fonologico e metafonologico all’interno di un
gruppo omogeneo di età? La risposta a questa domanda è affermativa. Potersi
accorgere delle disomogeneità di comportamento di alcuni bambini inseriti in un
gruppo può permettere, in un’epoca veramente precoce, di indagare e monitorare
i segnali raccolti per capirne la causa: competenze linguistiche e fonologiche
adeguate? Capacità attentive da indagare? Sufficiente disponibilità all’ascolto
e all’apprendimento? Modalità comportamentali adeguate? Altro? L’evidenza
di una possibile difficoltà darà l’opportunità agli insegnanti di proporre attività
fonologiche a tutti i bambini e, in particolare, a coloro che mostreranno di averne
più bisogno."
A CHI DEVO IL MIO PRIMO LIBRO
A chi devo il mio primo libro?
Alle ineguagliabili Graziella e Donatella, a Karim, allo zio, a Milena, a Tommaso, a Matteo, a Riccardo, a Francesco, a Pina e Vitaliano, ad Alessandro, a Giuseppe e Barbara, ai cari Pia e Renzo, a Mària (Maria Rosa), a Paola, a Elisabetta e a Wilma, al loro incoraggiamento e prezioso contributo. A tutte le maestre che ho avuto la fortuna di conoscere, alla loro energia e al loro sapere, a tutti gli allievi tirocinanti del corso di Logopedia dell’Università degli Studi di Parma che ho ospitato nel mio studio, alla loro curiosità e alla loro allegria. Alla splendida località di Berceto in cui "magicamente" i miei personaggi hanno incontrato un ambiente ospitale.
A chi ama leggere e a tutti i curiosi.